[77] Poetarum ista sunt; nos autem philosophi esse volumus, rerum auctores, non fabularum. Atque hi tamen ipsi di poetici, si scissent perniciosa fore illa filiis, peccasse in beneficio putarentur. Et si verum est, quod Aristo Chius dicere solebat, nocere audientibus philosophos is, qui bene dicta male interpretarentur -- posse enim asotus ex Aristippi, acerbos e Zenonis schola exire -- prorsus, si, qui audierunt, vitiosi essent discessuri, quod perverse philosophorum disputationem interpretarentur, tacere praestaret philosophis quam is, qui se audissent, nocere.
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77. Ma queste sono favole di poeti e noi vogliamo essere dei filosofi che trattano di fatti reali, non di finzioni. Gli
stessi d?i immaginati dai poeti sarebbero tacciati di una benevolenza colpevole se avessero saputo di nuocere ai loro
figliuoli con quelle concessioni. Se ? vero ci? che era solito sostenere Aristone di Chio, che cio? i filosofi sono dannosi
a quei discepoli che interpretano male le loro affermazioni di per s? esatte (? un fatto che dalla scuola di Aristippo
possono uscire degli incontinenti e da quella di Zenone degli aridi), se cio? i frequentatoti di una scuola dovessero
uscirne traviati per errata interpretazione dei discorsi dei filosofi, pi? conveniente sarebbe per costoro tacere piuttosto
che danneggiare i propri uditori.
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